Facciamo network, formiamo le persone, sproniamole alla propositività e alla responsabilità: così guarderemo al futuro con rinnovata fiducia

Intervista a Luca Panzeri, Amministratore Delegato Panzeri Spa

29 maggio 2020

Il nostro compito di imprenditori è quello di fronteggiare la crisi, trovare le strade per andare avanti e salvaguardare i nostri collaboratori e i nostri clienti. Cosa è mancato fino ad ora? Forse una maggior capacità di fare squadra e “picchiare i pugni” sui tavoli governativi per far valere le nostre ragioni. Purtroppo il periodo di chiusura è durato troppo rispetto alla capacità di tenuta di molte aziende, ora molti stanno andando in sofferenza e non sappiamo ancora quando e come il governo metterà a disposizione la liquidità promessa, e soprattutto se sarà sufficiente”. Luca Panzeri è Amministratore Delegato di Panzeri Spa, azienda produttrice di tranciati di acciaio da lamiera che fornisce i settori automotive (per circa il 60%), grandi strutture e grande distribuzione. Mercato principalmente estero (pesa per il 62% del fatturato), soprattutto in Europa ma con quote anche in Cina e Sudamerica: se la produzione destinata all’auto è pressoché ferma, l’azienda ha continuato quella di supporto a settori ritenuti essenziali, dopo le due settimane di stop totale. “Non siamo ancora a pieno regime, ovviamente, dato che mancano le commesse. Dopo un iniziale momento di panico, si respira tra i dipendenti un clima di ritrovata fiducia, perché il lavoro è anche identità e poter uscire di casa per riprendere la propria quotidianità è stato vissuto da molti come un ritorno alla normalità. Ma non possiamo illuderci che sia così: aver ripreso il lavoro non significa essere fuori dalla crisi, che a mio parere colpirà ogni settore con conseguenze più gravi rispetto a quella del 2008”

Se il settore automotive era già in sofferenza prima dell’emergenza sanitaria globale, questo momento rende tutto ancor più complicato: “stiamo senz’altro vivendo un momento di passaggio epocale – dice Panzeri – e sono preoccupato per come verrà gestita questa fase e i mesi a venire. A inizio crisi il governo aveva dato la possibilità alle aziende di spostare a settembre i pagamenti su mutui e leasing, c’è chi ha colto l’opportunità iniziale, mentre chi sta cercando di farlo ora è in grande difficoltà, e mi aspetto un boomerang di cui oggi molti, purtroppo, non vedono l’impatto”. La contrazione dei consumi è ovviamente la prospettiva più allarmante: “guardiamo con attenzione a tutto quello che lo Stato sta mettendo e metterà in campo, ma temo che immettere tutta la liquidità necessaria sarà pressoché impossibile”. La cassa integrazione per ora è stata anticipata dall’azienda: “e anche sul resto le procedure continuano ad essere poco chiare, quando ci rivolgiamo alle banche l’iter dei finanziamenti è talmente burocratizzato che si perdono. La burocrazia continua ad essere uno dei grandi ostacoli all’imprenditoria, e assieme a questo, a mio avviso, la mancanza di una strategia sovranazionale, mi aspettavo una comunanza di intenti all’interno dell’Unione Europea che non ho visto”. 

Nel settore automotive quello dell’Europa è un tema caldo: “la componentistica principale per le auto arriva dall’Italia, le associazioni di automotive di altri paesi europei, penso alla Germania, hanno tentato di sollecitare il Governo italiano verso una riapertura più veloce e maggiori aiuti alle aziende della filiera, ma ho dovuto constatare che c’è stata poca disponibilità all’ascolto. Non vorrei che questo avesse causato danni irreversibili: se l’azienda automobilistica cambia fornitore lo cambia per sempre, senza dubbio molti si ritroveranno ad aver perso quote di mercato”. 

Un futuro solo di previsioni a tinte fosche, dunque? “Credo che ogni imprenditore abbia nel proprio Dna la capacità di tirar fuori nuove idee dal cilindro, nonostante i timori che restano pesanti, soprattutto per quel che riguarda l’occupazione. Per il mio settore, credo questo possa essere il momento per riprendere alcune lavorazioni che negli anni passati erano state esternalizzate, si potrebbe tornare a una certa regionalizzazione. Essere vigili nell’incertezza è un elemento di fondamentale importanza, ma dipendiamo molto anche da quanto il Governo sceglierà di mettere in campo e di investire per incentivare determinati settori, nel nostro caso auto e costruzioni. Da parte nostra quello che possiamo fare è cogliere tutte le opportunità di trasformazione interna, ad esempio velocizzare progetti e cambiamenti che erano nel cassetto, magari accantonati per far fronte alle emergenze del quotidiano che ti consentono spesso una visione a corto raggio. Occorrerà ponderare gli investimenti per la ripresa, e soprattutto rimettere in gioco le persone, perché sono loro a poter fare la differenza. Credo che anche un network come RoadJob possa intervenire in questo senso, lavorando non solo sulle attitudini delle persone, dai giovani che si affacciano al mondo del lavoro agli imprenditori, ma anche sulla loro capacità di trovare soluzioni, porsi in un’ottica propositiva e collaborativa. Occorre puntare ancora di più sulla formazione delle persone e sulla loro responsabilizzazione, io l’ho fatto con i miei collaboratori chiamandoli in prima linea a fornire il loro apporto di idee per migliorare i reparti. È inutile pensare di poter lavorare di più, se il lavoro non c’è: e allora impieghiamo questo tempo per trovare stratagemmi e soluzioni che ci possano proiettare nel futuro”.