Riforma ITS, dall’associazione Roadjob giudizio positivo

Riforma ITS, dall’associazione Roadjob giudizio positivo
«Ma ora attenzione ai decreti attuativi per non rischiare l’ennesimo corsificio»
In merito al recente dibattito che ha come protagonista la riforma degli ITS, l’associazione RoadJob, non profit che dal 2019 promuove le discipline “Stem” e le professioni tecniche per realizzare il matching tra le competenze richieste dalle aziende e la formazione superiore, esprime un giudizio positivo rispetto al ruolo trainante attribuito alle imprese, ma punta l’attenzione sui decreti attuativi, e sulle delibere regionali, affinché il ruolo centrale delle imprese ora non rimanga soltanto sulla carta.
«Saranno determinanti i decreti attuativi perché siano aggiornati gli ambiti tecnologici degli ITS dando spazio all’elettronica e all’informatica applicata in ambito industriale. – commenta Primo Mauri, presidente di RoadJob – Come sempre in Italia il rischio è quello di dare vita all’ennesimo “corsificio”, restando intrappolati in logiche corporative e auto referenziali di spartizione dei finanziamenti pubblici»
Secondo la nostra associazione, infatti, la riforma degli ITS rappresenta una sfida, perché servirà garantire una didattica di altissima qualità, ma anche un’opportunità. «La riuscita di questa operazione però – prosegue Mauri – richiede una progettazione di medio-lungo periodo, perlomeno sul quinquennio e quindi impostata su fabbisogni professionali futuri, non sulle necessità contingenti e iper specialistiche delle singole aziende».
C’è apprezzamento rispetto al fatto che il legislatore abbia sottolineato il posizionamento alto di questa tipologia di corsi formativi, equiparandoli alla laurea breve, eliminando i limiti di età per poterli frequentare. Nello stesso tempo però: «E’ necessario vengano messe in campo le risorse per combattere la dispersione scolastica e le differenze di genere. I corsi post diploma che non partono per mancanza di iscritti sono una triste realtà, – conclude il presidente di RoadJob – e il sistema sarà sostenibile soltanto ampliando la base di ragazze e ragazzi che scelgono già in uscita dalle scuole Medie Inferiori percorsi formativi in ambito STEM, ma anche se le aziende sapranno offrire progetti professionali entusiasmanti. Noi siamo pronti»
«Riteniamo essenziale che il baricentro della governance si sia spostato verso il mondo imprenditoriale, fino a stabilire che il presidente della fondazione alla guida di un Its debba essere espressione delle aziende, positiva inoltre una certa sburocratizzazione delle procedure, così come l’attenzione verso le piccole e medie imprese, che lascia intuire la volontà di favorire la partecipazione del tessuto imprenditoriale tipico italiano. – aggiunge l’ingegner Giovanni Gianola, del direttivo RoadJob e direttore di Premax, Consorzio dei produttori di forbici di Premana – RoadJob associa molte aziende importanti dell’asse Como-Lecco-Monza Brianza, parliamo di un comparto, quello metalmeccanico, metallurgico ed elettronico, che sente fortemente il bisogno di coprire il mismatch tra l’insegnamento scolastico tradizionale e i bisogni delle imprese, in particolare sul fronte della transizione ecologica, della digitalizzazione e della sostenibilità. Proprio per questo sentiamo una forte assonanza con questa riforma».
Tra i punti più delicati l’aspetto che riguarda la cosiddetta formazione dei formatori, il 60% dei docenti, infatti, dovrà essere individuato nell’ambito lavorativo. «Siamo consapevoli che è necessario acquisire professionalità educative per insegnare. I nostri tecnici, che possiedono competenze ed esperienza, sono disponibili ad imparare. Restano infine questioni aperte che certamente verranno affrontate nei 17 decreti attuativi, – spiega ancora l’ingegner Gianola, che conclude – come, ad esempio, quello della reciprocità dei crediti formativi tra Its e Università, anche questo nel senso di trovare nuove soluzioni al problema della dispersione scolastica».